Ottobre 2022 | Giò Cascone

Giò Cascone – Sono nato l’1 agosto del 1960 a Belvedere di Spinello, piccolo paesino della provincia di Crotone in Calabria. Da bambino costruivo macchinine, cariole, chitarre, burattini, i miei giochi, le mie creature, con il legno di scarto che veniva dall’attività di mio padre: il falegname.
A volte con materiali di scarto trovati per strada: legnetti, fili di ferro, cartone… Mi piaceva molto, mi riempivo l’esistenza di quella materia. Ancora adesso cerco nella materia, come allora, e aggiungo colore. Parto sempre dal materiale. Interpreto il linguaggio di ogni materiale e cerco di ‘ascoltarlo’. Cerco di farlo mio avendo cura di rispettare le sue caratteristiche e le sue forme. Bisogna accostarsi in silenzio e farlo parlare. E quel parlare trasmette sensazioni ed emozioni. Il legno è caldo e accogliente. L’acciaio è freddo e austero. Il ferro è forte, fermo, buono. La plastica è presente, invadente. Poi il colore amplifica, adatta, trasforma. Tutto è materia, l’acqua, gli alberi, il pane, una strada. Le parole, il respiro e le mani, l’orizzonte e la nostra esistenza tutta.



La pittura che diventa quasi scultura, la pittoscultura, il ruvido, il materico, le asperità, a rappresentare la natura umana in tutti i suoi aspetti, anche quelli spigolosi e ruvidi.
La pittura polimaterica non è una vera e propria tecnica artistica, in quanto non esistono regole o metodi di operare, ma è un mezzo di espressione artistica, con la quale opero in assoluta libertà usando anche materiali che normalmente sono inusuali con la tecnica pittorica tradizionale.
Il termine pittura forse è riduttivo applicato a questo tipo di lavori, mentre polimaterica (diversi materiali) è abbastanza esplicativo è dà già un’idea precisa sul tipo di pittura. Questi materiali vengono composti ed assemblati sul supporto assieme alla pittura. Il colore si mischia con la materia per amplificare le possibilità espressive della semplice pittura con l’apporto di caratteristiche, che normalmente sono incompatibili con essa.Mi sono sempre elevato a “spirito libero” sbattendo il muso contro le regole che fanno comunque dell’artista, volente o nolente, un comunissimo essere soggetto alle regole del mercato.Ho sempre pensato che troppi compromessi, al di là dell’opera in sé, potessero condizionare il successo o meno dell’artista e questo mi faceva letteralmente incazzare. Questo mio modo di vedere non il mondo dell’arte ma del suo mercato, mi hanno tenuto lontano da gallerie e critici d’arte.La conseguenza è che sono fiero di non essere schiavo dei critici, del pubblico e del successo, cosa non semplice, visto che molti artisti sono strettamente dipendenti dalla critica e dal consenso che il pubblico decreta. Loro non vivono per l’arte, ma per gli applausi che ricevono.Dopo quasi quarant’anni ne deduco che forse ho sbagliato tutto perché potrei essere anche geniale nelle mie cose, ma restare un perfetto sconosciuto che non troverà mai posto nei libri.Le ultime esperienze mi hanno aperto gli occhi e ho scoperto che non tutto è compromesso e che se ho vinto premi, se pur minori, è perché è stata premiata la mia creatività… Incredibile!!! Non ho dovuto raccomandarmi a nessuno!!! Esiste anche un giudizio critico sincero e “pulito”!
Le tue opere sono una meraviglia, parlano al cuore con tanta poesia. Condivido anche molti tuoi pensieri. Davvero complimenti